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Montessorinchiaro LABS! L’acquedotto

In trenta secondi un acquedotto a misura di bambino…

anche gli argomenti più complessi possono diventare un’esperienza semplice e pratica. Non spaventiamoci di fronte a domande che ci paiono precoci come quella di Nina a 4 anni: -come arriva l’acqua al rubinetto?-. -E adesso come le rispondo?- fu il primo pensiero. Potremmo costruire un acquedotto. Ora per realizzarlo noi abbiamo usato: costruzioni forate ( tipo il nostro meccano di legno), cannucce, forbici, un ciotola, una siringa.

Se avete strane domande dei vostri bambini a cui trovate una risposta attiva e pratica, condividetela su fb: montessoriacasa…Siamo sempre curiosi.

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“La libertà, non è star sopra un albero, non e neanche il volo di un moscone, la libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione” G.Gaber

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La libertà

E’ tempo di riflette sul termine libertà, su chi sia un bambino libero, su cosa comporti in termini educativi.

Spesso incontro genitori “schiavi” della libertà dei propri figli, incapaci di dire “no” credendo di limitare il proprio figlio ingiustamente e così limitano se stessi, tacciono i loro bisogni e le loro emozioni per dare spazio solo al volere dei più piccoli.

Ma la libertà è partecipazione, per essere liberi occorre saper guardare ed ascoltare gli altri. Educare alla libertà significa educare all’ascolto e al rispetto, prima di tutti di mamma e papà.

Quando si parla di bambini liberi, spesso ci si immagina un bimbo, anche molto piccolo che sceglie costantemente: cosa fare, cosa mangiare, come vestirsi, se andare a fare la spesa, se stare seduto a tavola, se prendere la macchina o andare a piedi forse decide anche per mamma e papà, se possono parlare, se devono giocare, a volte se possono addirittura farsi la doccia…

Questo però, non è un bambino bambino libero, ma un bambino cui vengono delegati compiti e responsabilità educative che non gli competono ma che dovrebbero essere in carico al genitore.

Spesso decidere per i bambini o lasciare che siano loro ad auto-gestirsi, sono scorciatoie “facili” che non prevedono la fatica dell’equilibrio.

Immaginiamo di dover rispondere ad un bambino, di 3 anni che vuole vestirsi in autonomia al mattino.

Esisto tre strade percorribili:

No, scelgo io 

Scegli pure quello che vuoi 

Puoi scegliere tra questo. (dopo aver selezionato capi adeguati alla stagione e al contesto)

La terza via è quella che richiede per il genitore, il maggior investimento di tempo e di energia, ma è anche quella più rispettosa del bambino.

Affidare ad un bambino di tre anni la gestione di un armadio 4 stagioni, consentendogli di uscire di casa a gennaio con vestiti dell’estate, non significa lasciarlo libero, ma farlo disperdere in un mare troppo vasto perché lui lo  possa governare.

Un bambino libero non è senza limitazioni, anzi conosce benissimo i confini, sa rispettarli, sa contenersi e gestire la frustrazione come la rabbia e la noia. Questi limiti gli sono stati presentati da sempre, con amore e comprensione, non come punizioni ma come aiuto alla vita.

Un bambino libero accetta il “no” perché conosce il “si”.

Egli ha sperimentato in modo graduale, commisurato alla suo grado di maturità, l’azione libera vivendosi le relative conseguenze e le eventuali frustrazioni.

Attraverso i “no” possiamo educare alla libertà. Concedendo sempre maggiore spazio al bambino mano a mano che diventa competente. Una volta che il bambino conquista un’abilità (ad esempio la capacità di salire le scale o di mangiare, o di pettinarsi) nessuno gliela potrà togliere o limitare.

Dove è libero un bambino?  Dove è in grado di gestirsi, dove sa agire senza essere irrispettoso, offensivo o doloso verso di sé, gli altri o l’ambiente.

Pretendere l’attenzione dell’adulto perché si vuole parlare in quel preciso istante è offensivo e irrispettoso. Ma il problema sta nell’adulto che lo concede: se due adulti stanno parlando ed un bambino di inserisce nella discussione pretendendo l’attenzione immediata, dovrà ricevere una limitazione.

Attendi un istante, tesoro. Sto parlando. Appena ho finito ti ascolterò.” Questa risposta non è “crudele”, ma educa alla libertà insegnando una regola sociale: la mia libertà inizia dove finisce la tua.

Il contesto giusto, per il bambino,  in cui sperimentare limiti, regole, sociali, frustrazione o rabbia è proprio quello familiare, perché in nessun altro contesto sarà mai così amato, accolto ed ascoltato, nel suo malessere.

La libertà si conquista gradualmente, i genitori devono desiderare concedere libertà ed educare bambini liberi, ovvero capaci di limitarsi per garantire e proteggere la libertà di tutti.

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Perché scegliere il bello?

Perché i nostri bambini meritano di vivere in un ambiente bello? cosa significa bello? bello è ciò che è interessante, funzionale, significativo, che può emozionare, colpire e di conseguenza far crescere. Il legno è un materiale naturale, vivo, caldo  profumato, ideale per un bambino in formazione che sta costruendo il suo vocabolario sensoriale ed emozionale. Il bambino ha il diritto di avere a che fare con cose vere, belle, interessanti che possano regalargli sensazioni importanti e significative fondamentali per lo sviluppo dell’intelligenza. La via dei sensi è la strada percorsa dal bambino nei primi anni di vita: egli si forma come uomo attraverso ciò che vede, tocca, annusa, assaggia e sente esplorando e vivendo l’ambiente che abbiamo pensato per lui. L’arredamento dei suoi spazi di vita gli forniscono il nutrimento psichico di cui ha bisogno per svilupparsi.

Sabato 19 novembre 2016 presso la falegnameria Gardiman, http://www.gardiman.it, a Biella, Montessoriacasa in collaborazione con falegnameria Gardiman presenterà il primo pezzo della linea di arredamento per l’infanzia pensata per offrire al bambino un ambiente a sua misura, funzionale, che favorisca l’autonomia, che sia naturale e naturalmente…bello.

Non mancate!

vi aspettiamo dalle 15.00 alle 19.00.

In quest’occasione verrà offerta una merenda speciale a cura di Merende diverse, http://www.merendediverse.com, ci sarà uno spazio dedicato ai bambini e Ruggero Poi, formatore Montessori, presenterà “NENE’ CON L’ACQUA FA DA SE’,  il primo volume della collana per bambini edita da Carthusia, piccole Avventure Montessori.

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Riordiniamo

 

Perché nell’ordine si vive meglio, anche e soprattutto i bambini.

Buona lettura!

Metodo Montessori: mettiamo in ordine!

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Aiutami a fare da me, incontri con i genitori

Domani sera 21 giugno 2016,

a Candelo (BI) via IV novembre 17, presso Trovatempo, la città delle Famiglie, incontriamo le famiglie per confrontarci su come possiamo favorire l’autonomia e l’indipendenza dei bambini nel rispetto dì sé, degli altri e dell’ambiente.

L’incontro è aperto a tutti e gratuito.

Mamme, papà, nonni, educatori vi aspettiamo!

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COME SI FA AD UBBIDIRE A MAMMA E PAPA’?

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Il bimbo, quando nasce, è fatto di istinti.

La sua mente inconscia e naturale lo guida attraverso il percorso di crescita fisica e spirituale.

Un giorno, scopre che ad un desiderio si può ubbidire, agendo per soddisfarlo.

“Voglio quella palla” è il suo pensiero e le sue mani rispondono muovendosi per afferrarla.

E’ l’inizio della strada dello sviluppo dell’ubbidienza.

I grado dell’ubbidienza

Il bambino quando comincia a dirigere le sue mani e il suo corpo per il raggiungimento di scopi che si è prefissato, entra in quello che Maria Montessori definisce il primo grado dell’ubbidienza.

“So riconoscere i miei bisogni e sono capace a rispondere alla mia volontà”.

E’ un lavoro complesso, lungo e fondamentale per lo sviluppo della personalità dei bambini e tutti hanno il diritto di sperimentare e affinare questa competenza.

Fare dei progetti per se stessi, per crescere e conoscere attraverso l’intervento sull’ambiente.

Spesso, gli adulti, non concedono questo spazio e questo tempo ai bambini, dirigendoli ed indicandogli costantemente la strada da percorrere: “gioca con questo!” “andiamo a leggere!” “vieni a mangiare, lavati!, corri!, riposa!, guarda!, tocca! sorridi! fai ciao! batti le mani! etc…”.

Il bambino deve imparare a sapere quel che vuole e come ottenerlo.

Deve imparare ad ascoltarsi e a riconoscere i suoi bisogni.

L’adulto deve essere consapevole di non poter condurre il volere del bambino, se non forzandolo o costringendolo.

Questa consapevolezza consentirà al bambino un ampio campo d’esplorazione e solo così, il piccolo uomo, potrà procedere verso il secondo grado dell’ubbidienza.

II grado dell’ubbidienza

Ad un certo punto, intorno ai 3/4 anni, il bambino scopre che esiste anche la volontà altrui e che non sempre è in linea con la sua.

Il bambino, padrone di se stesso e in quanto essere sociale, inizia a sperimentare l’ubbidienza ad una volontà altra, ad esempio quella di mamma e papà. Ora il bimbo, ai comandi che riceve dagli adulti ( “prendi la giacca”, andiamo a dormire”, “ riordina quel libro”, siediti un istante ad aspettare”) a volte RIESCE a rispondere positivamente, altre volte no.

E’ un’alternanza sana e fisiologica in quanto il bambino sta imparando ad ubbidire. Spesso l’adulto non accetta questa alternanza e, sentendosi rispondere “si” una volta, pretende che ciò avvenga sempre.

Ma ciò è impossibile.

Solo l’esercizio e l’assenza di giudizio e punizioni permettono un sano ed armonioso sviluppo di una certa competenza.

Il bambino per imparare ad ubbidire (serenamente e con piacere) a qualcuno deve aver sperimentato e imparato ad ubbidire a se stesso.

III grado dell’ubbidienza

Con il tempo il bambino impara a dare maggiore costanza ed ordine a questi due fronti che dialogano con lui: la propria volontà e la volontà degli altri.

Dai 5/6  anni, guarda caso, è il periodo in cui i bambini iniziano a giocare insieme, a stare alle “regole del gioco”, a comprendere che oltre a se stessi esistono anche gli altri.

Da qui in poi, se si è lasciato il tempo al bambino di maturare secondo natura, egli è desideroso di ubbidire ai genitori, ai maestri, desidera ricevere sapere, richieste, perché vuole accrescere la sua persona. Il bambino vuole imparare continuamente cose nuove e gli adulti diventano la fonte principale per arricchire la loro persona ed apprendere nuove competenza e conoscenze.

Da questo periodo il potere dell’adulto di influire sullo sviluppo morale ed etico del piccolo è enorme, perché egli vede nell’adulto una vera e preziosa fonte di sapere.

L’ubbidienza diventa un piacere e una continua occasione per arricchire se stessi.

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Mamma, Mi aiuti?

postaiutoUno dei compiti più difficili per genitori e maestre è comprendere quando sia appropriato intervenire nell’attività di un bambino: più piccoli sono più è difficile.

La motivazione che spinge l’adulto ad intromettersi può nascere da svariati sentimenti, ad esempio:

-desiderio di giocare con il bimbo perché non si senta solo

-incapacità di star a guardare il bimbo mentre tenta e non riesce

-senso di colpa per non essere sufficientemente presenti

-desiderio di mostrare “come si deve fare per fare bene

-desiderio di controllare e dirigere l’agire del bambino

A volte, invece, l’adulto interviene perché il bambino ha chiesto il suo aiuto.

E’ il bambino a doverci guidare nel nostro compito di educatori: voler decidere quando fare cosa e come farlo senza guardare e conoscere il nostro bambino è un impresa quasi impossibile!

Un bimbo di due anni e mezzo ha scelto un puzzle di 20 pezzi per formare un’immagine complicata e molto confusa. La mamma (il papà o la maestra o i nonni o la tata…) sono consapevoli che non può riuscirci da solo, perché il lavoro è obiettivamente troppo complesso. Come ci si deve porre in questa situazione?

Prima di tutto, se reputiamo che un materiale non sia appropriato al livello di sviluppo del bambino non dovremmo lasciarlo alla sua portata (anche se ce lo regalano…) dovremmo conservarlo e metterlo nell’ambiente solo al momento opportuno.

Mettiamo il caso che il bambino sia entrato in possesso di questo puzzle anche se non ancora pronto.

-genitore A: ancora prima che egli apra la scatola, esordisce con: “No, è troppo difficile per te. Dammi che lo mettiamo via.

-genitore B: prende la scatola e dice: “vieni lo facciamo insieme” e fa il puzzle. Il bimbo osserva.

-genitore C: lascia che il bimbo inizi a fare il puzzle e dopo qualche minuto: “no, non li. mettilo qua. così! giralo….no! E’ sbagliato! prendi questo!

-genitore D: guarda, un po’ da lontano, il bambino lavorare: aprire la scatola e cercare di trovare due pezzi combacianti. Ad un certo punto il bimbo alza la testa (1 minuto, 5 minuti, 10, 20,… )e dice: “Mi aiuti?” a questo punto il genitore si avvicina e lascia che il bimbo gestisca il lavoro, apportando il suo aiuto solo dove e quando serve.

postSpesso l’adulto propone il suo aiuto prima che questo venga richiesto, ma dovremmo ricordare che la fatica, quella buona, positiva, costruttiva non può che arricchire il bambino ed aiutarlo a crescere. Finché non si trasforma in frustrazione il tentare l’esecuzione di un compito difficile, è sano, bello e formativo.

Quando il neonato non riesce a voltarsi sulla pancia e ci prova e ci prova…con tutte le sue forze senza piangere ma con lo sguardo concentrato, non ha bisogno di alcun aiuto, ma solo di tempo e spazio per provarci.

Di fondamentale importanza è però rendersi disponibili quando veniamo richiesti, essere pronti a farci coinvolgere con gioia e tempestività. Decidere di non aiutare per spronare, invece, risulta per lo più controproducente, il bambino si frustra e perde interesse per ciò che tenta di fare.

Aiutami a fare da solo, diceva Maria Montessori: aiutarmi non significa sostituisciti a me, ma dammi quel poco di aiuto quando te lo chiedo perché io possa diventare grande da solo e non sia tu a farmi grande.

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Non solo di latte è piena la tetta!

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“E’ sempre in braccio, non ne posso più!”

“Non fa che chiedere di ciucciare! ma non gliela do vinta!”

Il mondo del neonato cresce lentamente di giorno in giorno, di mese in mese a partire…..dalla tetta della mamma!

La tetta non rifornisce solo cibo, ma calore, conforto, amore, occasione di esplorazione sensoriale. Inizialmente il punto di riferimento, la base sicura del bambino è la sua mamma e nello specifico, il suo seno. La mamma e il suo corpo forniscono al bambino tutto il nutrimento fisico e psichico di cui ha bisogno, è qui che il piccolo sperimenta: guarda, tocca, ciuccia, colpisce, graffia, assaggia….lentamente questo mondo si allarga e il cucciolo comincia a mostrare interesse perciò che lo circonda: il tappetino, la culla, le luci, gli oggetti dell’ambiente, la sua cameretta, la sua casa etc.. e gradualmente quelle competenze sensoriali testate ed allenate nella sua morbida e calda base sicura, avranno occasione di essere messe alla prova ed arricchite!

Essere con il proprio corpo e con il proprio seno la base sicura dei nostri piccoli è un onore ed una fortuna da non lasciarsi scappare, ma da godersi a pieno, prima di trovarsi a chiedere: “mi dai un bacio?” e sentirsi rispondere: “ Domani mamma, domani.”