Sono al parco giochi con le mie figlie. Mi guardo intorno e vedo un nonna cercare di fermare il nipote dal raccogliere qualcosa da terra, dopo qualche tentativo questa è la frase che ne esce:
“Se lo tocchi ti giuro che ti sgridò così tanto da non farti dormire stanotte”
Quest’affermazione che potrebbe apparire scioccante è, probabilmente, l’ultimo tentativo di una nonna disperata dal non riuscire a farsi obbedire che ha terminato strategie e pazienza.
La domanda che dovremmo porci non è tanto perché quel bambino non faccia ciò che gli viene chiesto, quanto:
Perché questo bambino non si fida di quello che dice la nonna?
La fiducia è un sentimento che va conquistato e con il quale bisogna prendere confidenza. Fidiamoci del bambino per fargli sperimentare e vivere la fiducia. In questo modo saprà riconoscere questo sentimento e riservarlo anche all’adulto educante.
La minaccia, la punizione e il ricatto si materializzano quando la parola dell’adulto non è, agli occhi del piccolo, sufficientemente significativa né riconosciuta come una guida, una guida di cui fidarsi.
Per educare nella fiducia, dovremmo far si che il bambino possa riconoscere il valore delle nostre parole, fidarsi di quelle parole perché scelte e pensate per supportarlo nel percorso di crescita. Se il bambino percepirà la maggior parte delle parole dell’adulto come ostacolo egli tenderà a non riconoscere ed ascoltare neanche quelle significative.
Ciò renderà più facile la strada a ricatti, punizioni o minacce.
Perché il bambino impari a fidarsi serve che le parole dell’adulto abbiano una ricaduta concreta sulla vita del bambino: egli deve poter sperimentare quanto quelle parole lo possano aiutare, per davvero.
Ad esempio proviamo a dire:
“Sorreggi la brocca con due mani, così non rischierai di farla cadere”.
“Non parlare mentre ti arrampichi: sarai più concentrato”
invece che:
“Lasciala giù che la rompi!”
“scendi che è pericoloso!”
Ciò lo renderà sensibile alla parola dell’adulto e il bambino imparerà a fidarsi di quelle parole perché saprà che saranno state scelte per la sua crescita e il suo benessere. Se il bambino si limita a percepire la parola dei “grandi” come ostacolo al soddisfacimento dei suoi bisogni o alla realizzazione dei suoi progetti tenderà a mettere in dubbio e in discussione costantemente quella stessa parola, anche quando questa vorrebbe essere davvero d’aiuto e di sostegno:
“ Dobbiamo andare, è troppo freddo ora.”
Prima di parlare l’adulto dovrebbe ponderare attentamente quali parole pronunciare con quale giustificazione e con quale tono per non sprecare occasioni di relazione serena che sa di fiducia e per cercare nel bambino un collaboratore, non un avversario.
Si innescherà così un circolo virtuoso: più il bambino sperimenterà che le parole ricevute sono un aiuto alla crescita più darà fiducia a quelle parole e meno egli sarà predisposto alla difensiva e al dubbio.