Il bimbo, quando nasce, è fatto di istinti.
La sua mente inconscia e naturale lo guida attraverso il percorso di crescita fisica e spirituale.
Un giorno, scopre che ad un desiderio si può ubbidire, agendo per soddisfarlo.
“Voglio quella palla” è il suo pensiero e le sue mani rispondono muovendosi per afferrarla.
E’ l’inizio della strada dello sviluppo dell’ubbidienza.
I grado dell’ubbidienza
Il bambino quando comincia a dirigere le sue mani e il suo corpo per il raggiungimento di scopi che si è prefissato, entra in quello che Maria Montessori definisce il primo grado dell’ubbidienza.
“So riconoscere i miei bisogni e sono capace a rispondere alla mia volontà”.
E’ un lavoro complesso, lungo e fondamentale per lo sviluppo della personalità dei bambini e tutti hanno il diritto di sperimentare e affinare questa competenza.
Fare dei progetti per se stessi, per crescere e conoscere attraverso l’intervento sull’ambiente.
Spesso, gli adulti, non concedono questo spazio e questo tempo ai bambini, dirigendoli ed indicandogli costantemente la strada da percorrere: “gioca con questo!” “andiamo a leggere!” “vieni a mangiare, lavati!, corri!, riposa!, guarda!, tocca! sorridi! fai ciao! batti le mani! etc…”.
Il bambino deve imparare a sapere quel che vuole e come ottenerlo.
Deve imparare ad ascoltarsi e a riconoscere i suoi bisogni.
L’adulto deve essere consapevole di non poter condurre il volere del bambino, se non forzandolo o costringendolo.
Questa consapevolezza consentirà al bambino un ampio campo d’esplorazione e solo così, il piccolo uomo, potrà procedere verso il secondo grado dell’ubbidienza.
II grado dell’ubbidienza
Ad un certo punto, intorno ai 3/4 anni, il bambino scopre che esiste anche la volontà altrui e che non sempre è in linea con la sua.
Il bambino, padrone di se stesso e in quanto essere sociale, inizia a sperimentare l’ubbidienza ad una volontà altra, ad esempio quella di mamma e papà. Ora il bimbo, ai comandi che riceve dagli adulti ( “prendi la giacca”, andiamo a dormire”, “ riordina quel libro”, siediti un istante ad aspettare”) a volte RIESCE a rispondere positivamente, altre volte no.
E’ un’alternanza sana e fisiologica in quanto il bambino sta imparando ad ubbidire. Spesso l’adulto non accetta questa alternanza e, sentendosi rispondere “si” una volta, pretende che ciò avvenga sempre.
Ma ciò è impossibile.
Solo l’esercizio e l’assenza di giudizio e punizioni permettono un sano ed armonioso sviluppo di una certa competenza.
Il bambino per imparare ad ubbidire (serenamente e con piacere) a qualcuno deve aver sperimentato e imparato ad ubbidire a se stesso.
III grado dell’ubbidienza
Con il tempo il bambino impara a dare maggiore costanza ed ordine a questi due fronti che dialogano con lui: la propria volontà e la volontà degli altri.
Dai 5/6 anni, guarda caso, è il periodo in cui i bambini iniziano a giocare insieme, a stare alle “regole del gioco”, a comprendere che oltre a se stessi esistono anche gli altri.
Da qui in poi, se si è lasciato il tempo al bambino di maturare secondo natura, egli è desideroso di ubbidire ai genitori, ai maestri, desidera ricevere sapere, richieste, perché vuole accrescere la sua persona. Il bambino vuole imparare continuamente cose nuove e gli adulti diventano la fonte principale per arricchire la loro persona ed apprendere nuove competenza e conoscenze.
Da questo periodo il potere dell’adulto di influire sullo sviluppo morale ed etico del piccolo è enorme, perché egli vede nell’adulto una vera e preziosa fonte di sapere.
L’ubbidienza diventa un piacere e una continua occasione per arricchire se stessi.
E’ un grande cosa permettere ai propri figli di conoscersi in liberta’. >Permetterà da grandi di sapere cosa e’ meglio per se stessi e cecare di raggiungerlo nel rispetto degli altri!