Facendo ordine in libreria in questi giorni, mi è capitato tra le mani un piccolo libro che lessi una ventina di anni fa! Si narra di una nascita molto speciale. Di un bambino che, come tanti, viene al mondo. Raccontato da un medico/ostetrico che per primo e per la prima volta prova ad immaginare cosa prova il bambino nascendo e nelle prime ora di vita extra-uterina. Per alcuni fu una vera rivelazione (me per esempio!) e per altri fu “sconcertante”!!! In quegli anni si usava un’ assistenza al parto “medicalizzata”, il neonato era proprietà dell’ ospedale e veniva allontanato dalla sua mamma subito dopo il parto e lasciato solo in una culla termica per almeno 6 lunghissime ore e ancora di più se malauguratamente il piccolo nasceva verso sera. Poteva passare tutta la notte prima che incontrasse la madre. Durante il giorno veniva portato alla sua mamma ogni 4ore per essere allattato. La maggior parte delle volte questa lunga separazione e queste lunghe attese decretavano il fallimento dell’allattamento e gettavano la madre nella disperazione. Il piccolo poi… chissà che paura, che disagio senza la sua mamma, maneggiato da estranei e lasciato per la maggior parte del tempo nella culletta da solo, spesso in lacrime! E’ chiaro che avevamo perso completamente di vista la ” fisiologia ” del parto e della “nascita”, provocando in modo più o meno consapevole, disagi fisici, emozionali e psicologici a mamma e bèbè. I papà poi erano una figura marginale poco considerata, purtroppo. Ricordo che il mio primo figlio Andrès scegliemmo di farlo nascere a casa perchè mio marito ed io non potevamo accettare l’ idea che ce lo “portassero via” appena nato. Non avrei mai potuto sopportare una violenza del genere, sarebbe stato troppo per me! Martìn, il mio secondogenito, nacque ugualmente in casa e ci portò una gioia infinita nel condividere l’intimità della sua nascita. Francisco, l’ ultimo nato, ci fece sperimentare l’esperienza ospedaliera, nonostante fosse tutto pronto per un altro parto domiciliare. Decidendo di nascere all’ottavo mese di gestazione, fummo costretti a recarci in ospedale con mille ansie ed un pò di delusione! Per fortuna negli anni erano cambiate molte cose, c’ era molta attenzione al neonato ed alla sua mamma e nonostante la prematurità, Francisco appena nato rimase sul mio petto “pelle contro pelle” per molte ore. Questo primo contatto durò fino a che mi sentii pronta a portarlo al nido per un bagnetto caldo e qualche cura/coccola delle infermiere. Sono sempre stata vicino a lui vigile, attenta, senza mai perderlo di vista un minuto! Sono stata accolta, e mi sono sentita protetta ed ho potuto a mia volta accogliere e proteggere il mio bambino con tutte le attenzioni necessarie. Senza farlo mai sentire solo! Sono state molte le persone che hanno lottato in questi anni per il diritto ad una nascita “senza violenza” nel rispetto della biologia, fisiologia e natura fisica ed emotiva di mamma e bebè, me compresa! Ringrazio concludendo, il dott Frederic Leboyer per avermi destata dal torpore della “medicalizzazione della nascita” nel quale mi ero assopita!!! LETTURE CONSIGLIATE : -” Per una nascita senza violenza ” di Frèdèric Leboyer e ” APGAR 12″ di Alessandro Volta .
ancora oggi il parto è medicalizzato e mia figlia quando è nata è rimasta con me pochi minuti, l’ho rivista a due ore dal parto. Ci sono strutture nel Lazio in cui questo non accade? in un libro sul parto attivo ho letto di come sia possibile per mamma bebè e papà tornare assieme in stanza se il parto è andato bene. Addirittura è possibile per la mamma lavare il bambino accudirlo fin da subito e allattarlo. Sono rimasta affascinata e ho desiderato poter fare questa esperienza ma in ospedale non è stato neanche possibile immaginarlo.