“Non si può sempre dire si! Bisogna anche imporsi…”
“Quando è no è no. Punto e basta! non voglio sentire discussioni! E’ chiaro?”
Sembra che il genitore debba convincere se stesso che il “no”che va dicendo sia sensato. Se la decisione di imporre un limite è meditata con cura, misurata e giustificata si deve procedere fino in fondo con amore, fermezza e un gentile sorriso. Perchè l’adulto dice “no” con la faccia scura, urlando e senza la minima cordialità e gentilezza? A volte perchè è lui il primo a non essere certo di ciò che fa e dici e spera così di essere più credibile e convincente…
In questo caso è scontato che il bambino non potrà sentirsi a suo agio…
Quello che invece è importantissimo è valutare con attenzione la reale necessità del limite che intendo imporre. Quando la decisione è presa bisogna procedere con fermezza: niente eccezioni, niente sconti, ma ordine chiarezza e sicurezza. Quando diciamo no, insomma, dobbiamo esserne sicuri e convinti, sapere precisamente il perchè lo stiamo facendo riuscendo a dare una spiegazione reale e comprensibile. Il tutto usando un tono calmo e dolce che rassicuri e non che intimorisca, che calmi e non che agiti. Accogliere il bambino significa aiutarlo nella gestione delle frustrazioni, delle difficoltà, del superamento degli ostacoli. Ogni volta che diciamo “NO” abbiamo occasione per esercitarci ad essere sempre più accoglienti. Se il bimbo si sta mettendo in una situazione pericolosa per se stesso, per l’ambiente o per un’altra persona noi dobbiamo per forza intervenire. Ma un intervento irruento, violento, urlato, non può che generare una reazione simile: irruenta, violenta, urlata. Se desidero che il bimbo si fermi, rallenti, sia cauto, sia concentrato, dovrò avvicinarmi a lui esattamente con questo spirito: con cautela, calma, gentilezza, sussurrando, aiutandolo e fermando la sua mano (o il suo piede..) con dolcezza se la mia parola si rivelasse insufficiente.
In aggiunta a ciò devo andare fino in fondo, sempre.
Se intervengo per interrompere un’azione o impedire che avvenga il motivo è serio. Così devo far rispettare questa volontà accettando ed accogliendo qualsiasi reazione, senza giudicare, commentare:
un bambino che piange, abbracciato da mamma e papà, comprendendo il perchè del suo pianto, sentendosi amato, accolto e rispettato, non è un bambino frustrato, confuso e sofferente, ma “semplicemente” un bambino che sta crescendo….
L’ha ribloggato su evolutiongoeson.