Le mamme fortunate che dopo il parto possono stare pelle a pelle con il loro bambino si accorgono che i bebè nascono senza ciucci e senza pannolino.
Altre mamme meno fortunate, che vedono il bambino dopo qualche minuto (o ora, purtroppo…) dalla nascita, se li trovano tra le braccia vestiti, lavati, profumati, con il pannolino e, a volta, si sentono dire che devono aspettare solo 40 giorni per dar loro il ciuccio, come se questo supporto fosse obbligatorio.
Oggi voglio ricordare a tutte le mamme che i bambini, non nascendo con il ciuccio incorporato, possono assolutamente farne a meno e che non sono un tutt’uno con il loro pannolino.
Sono dispiaciuta di vedere bambini con il pannolino a 3 anni, sono dispiaciuta di vedere bambini di 3/4 anni parlare con il ciuccio in bocca e sono dispiaciuta di sentire mamme e papà disperati di queste situazioni perché non sanno più come togliere l’uno e l’altro.
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“Non son più come fare con ‘sto ciuccio! E’ una dipendenza a volte ne vuole anche due!”
“Non vuole saperne di togliere il pannolino, non sta sul vasino, trattiene la cacca e la pipì!”
Sono dispiaciuta perché sono difficoltà che si possono evitare, faticando un po’ di più all’inizio e guardando sempre all’autonomia, invece che alla nostra tranquillità.
Il ciuccio può non essere dato ad un bambino: sono le braccia di mamma e papà, la loro voce, il loro calore, le loro carezze a poterlo consolare, rassicurare, accompagnare nella crescita, dargli pace e sicurezza.
Si, è più faticoso ed impegnativo, fisicamente e mentalmente, ma si può fare.
Il ciuccio è un oggetto freddo, in plastica, senz’anima, immutabile che può creare “dipendenza”. Se riceve un “No!” vuole un po’ di ciuccio, se cade vuole un po’ di ciuccio, se ha sonno vuole un po’ di ciuccio..
Anche la tetta di mamma serve a questo, è la consolazione più rapida e efficace per i cuccioli, ma
la tetta di mamma, o lo stare in braccio, ad un certo punto, crescendo, il bambino li percepisce come strategie naturalmente “forzate”.
Il ciuccio, invece, no. Perché?
Perché la relazione è artificiale, unidirezionale, perché con il ciuccio in bocca possono camminare, giocare, leggere e piano piano lo sentono parte di loro.
Ciucciare la tetta di mamma, invece, prevede un stop dall’attività e quindi una scelta ed una rinuncia che ad un certo punto inizia a stare stretta….
Infatti, il bambino, naturalmente, passando i mesi, prende la tetta sempre meno, perché interessato a fare altro.
Il genitore che decide di dare al proprio bebè il ciuccio, ad un certo punto, decide che è venuto il momento di dire basta e, spesso, è una tragedia.
Stratagemmi, ricatti, premi e punizioni per convincere o obbligare il bambino a lasciare la sua consolazione.
La relazione con un ciuccio non può nascere, evolvere, maturare come il rapporto con la propria mamma, rimane invece fissa ed immutabile.
Dovremmo lasciare che i nostri bambini trovino la forza e il sostegno alle loro difficoltà (addormentamento, cadute, stanchezza, fame, frustrazione) in noi nei primi mesi e poi in loro.
Per quanto riguarda il pannolino, quando un bambino autonomamente sa portarsi nella posizione seduta (intorno ai 7/8 mesi) invitiamolo a fare pipì e cacca nel vasino, iniziando, ad esempio dal risveglio. Se quel tentativo sarà efficace, il bambino inizierà a prendere confidenza con il meccanismo, senza frustrazione o difficoltà. Se il bimbo fa la pipì nel vasino e non dobbiamo uscire, possiamo non rimettergli immediatamente il pannolino, ma lasciarlo un po’ libero invitandolo al bagno dopo un’oretta.
Quando inizio a parlare di pipì, cacca, pannolino da togliere, con un bambino di 2 anni (2 anni e mezzo) devo sapere che sarà più difficile, per lui e per voi.
24 mesi, 24 ore su 24 con il pannolino indossato, non facilitano certamente l’autonomia.
Iniziamo dunque, quando è scomodo per noi e non per loro.
Il genitore ha il potere di favorire o sfavorire l’autonomia del proprio bambino e spesso, soprattutto all’inizio, autonomia del bambino significa maggior sforzo di tempo ed energie da parte del genitore, ma è un investimento sul futuro importantissimo per il proprio bambino e anche per sè.
sono d’accordo, soprattutto per il ciuccio. Con il pannolino invece la mia esperienza con mio figlio è stata traumatica, ho iniziato molto presto a metterlo sul vasino, e inizialmente la cosa lo divertiva, spesso riusciva a fare sia la pipì sia la cacca. Non l’ho mai forzato. Verso i due anni, appena compiuti, in estate lo lasciavo spessissimo senza pannolino, tant’è che al rientro al nido comunicai all’educatrici che lui si rifiutava di mettere il pannolino la mattina. Ma durò poco, mi dissero che al nido lo chiedeva e che probabilmente avrebbe sofferto di stitichezza da grande, affermazione strana perchè è sempre stato uno che andava di corpo felicemente. Poi in prossimità dei tre anni finalmente lo abbiamo tolto, ma per lui, ormai farla nel vasino era difficile, e neanche l’ingresso alla materna lo ha aiutato, incontrando le critiche della maestra alla sua prima cacca addosso. Fino ai sei anni ho lottato per tranquillizzarlo e devo dire che penso di esserci riuscita. Finalmente è autonomo! quanta fatica però
Ciao Rosanna! purtroppo siamo costrette ad affidare i figli per troppe ora al giorno ad altre figure educative che non siamo noi e spesso questo complica le cose! non dappertutto, certamente! un caro saluto!