Il pianto del bambino è programmato biologicamente per essere “irrestitibile”. Il suo scopo è attirare l’attenzione dell’adulto, perchè dietro al pianto c’è sempre un bisogno. Ma a volte l’adulto si crede forte d’animo perchè è in grado di resistere, di non cedere al pianto e questa sua forza è premiata dalla società perchè, così facendo, non si è mostrato debole.
FORZA D’ANIMO?! Si, l’ho sentita chiamare così l’indifferenza verso il pianto di un bambino.
Ma non rispondere al pianto del proprio bambino non è forza, è insensibilità ed ignoranza.
Il pianto è il linguaggio del bambino che ancora non parla, così come i sorrisi, i movimenti del corpo etc.. Potesse usare la parola ci direbbe: “ho fame!” “ho sonno!” “sono annoiato” “voglio venire un po’ in braccio”. Non potendo comunicare verbalmente, usa il pianto. Acuto, fortissimo. Proprio per non passare inossservato.
Ma niente. Quanti passeggini urlanti si vedono per la strada? Spinti da genitori e nonni che continuano imperterriti per la loro strada come se niente fosse? “Prima o poi smetterà”.
Qualche tempo fa, ero in coda alle 12.30 di una domenica per prendere la fagiolata del quartiere. In coda poco più avanti di me c’era una bambina di un 1 anno e mezzo circa legata sul passeggino viola in volto da quanto strillava. La madre e la nonna erano alle sue spalle che tenevano il passeggino e chiacchieravano abilmente del più e del meno. Io non potevo capacitarmene. Mi sono dovuta allontanare perchè per me, una estranea, quel pianto totalmente inascoltato era insopportabile, mi lacerava i timpani. Ciò che più mi ha sconvolto è la totale indifferenza del resto dei presenti. Qualcuno lanciava uno sguardo, ma poco altro.
Il mio pensiero è questo:
Se al posto di quella bambina ci fosse stato un anziano o un disabile, anche loro in carrozzina, anche loro dipendenti dall’adulto, anche loro fragili e da proteggere e anche loro incapaci di esprime il proprio disagio a parole? Cosa sarebbe successo? Come minimo l’adulto che se ne occupava sarebbe stato denunciato! O almeno avrebbe destato indignazione generale. E invece, essendo solo una bambina, non c’era nulla di strano e nulla di male.
Ciò mi ferisce, profondamente, ho sofferto, in quell’occasione, come se quella bimba fosse stata la mia. Era chiaro che era stanca (erano 40 minuti che eravamo in coda!) forse aveva fame, forse il sole sotto il quale eravamo le dava noia, forse voleva stare in piedi o forse voleva solo che qualcuno la guardasse. Qualsiasi fosse il suo desiderio è rimasto totalmente inascoltato. Ha pianto tanto e forte per nulla.
dobbiamo ricordarci che i bimbi a forza di piangere e non venire ascoltati ad un certo punto smettono di piangere, non perchè abbiamo soddisfatto il loro bisogno, ma perchè si rassegnano al non ricevere riposte.
“Le nostre risposte gli danno la conferma che il suo pianto, ma anche il suo sorriso, i suoi gesti, le sue espressioni, “servono a qualcosa”, stabiliscono un dialogo, lo pongono nel ruolo di protagonista, gli danno fiducia in se stesso e negli altri perchè i suoi sforzi di comunicare non sono vani” (Nessia Laniado Perchè piange? Capire il pianto del bambino per provvedere al meglio. Ed. Red, Milano, 2007)
Diffidate sempre da coloro che scrivono su riviste o consigliano in tv che resistere al pianto di un bambino è segno di autorità, di forza, di autocontrollo perchè è solo una forzatura, un atteggiamento anti-naturale che non può che arrecare danno al bambino e alla sua relazione con l’adulto. L’empatia non si insegna a parole, ma con i fatti, con l’esempio.
Ringrazio la mia mamma e il mio papà per ogni volta che il mio cuore soffre davanti all’indifferenza, e alla sofferenza degli altri.
Stamattina ho ceduto alla stanchezza e ho lasciato piangere il mio bambino per un quarto d’ora (in realta lagnava senza lacrime). Sapevo che aveva sonno e voleva il seno ma era dalle 5:30 che cercavo di addormentarlo senza successo e nel mio seno non c’era piu niente. Io ero comunque accanto a lui proponendogli, ciuccio, acqua, qualcosa da mangiare ma niente… alla fine l’ho calmato con il chiama angeli… una volta che ha smesso gli ho dato il seno e finalmente si è addormentato… erano le 8:00. Adesso leggo questo articolo e mi sento terribilmente in colpa di avergli procurato una frustrazione
Ciao! ma non devi sentirti in colpa, assolutamente! gli sei stata vicino,l’hai ascoltato e questo è l’importante! comunque ti capisco benissimo…è dura…durissima…certe notti credo di non farcela ad arrivare al mattino! ma dobbiamo tenere duro!!! passerà! un abbraccio
Ciao stylosestyle ! credo che ad ognuna di noi sia capitato almeno una volta di confrontarci con una crisi di pianto inconsolabile e ” senza controllo” dei nostri cuccioli! Quante volte la frustrazione ha colto anche me oltre che il mio piccolo francisco ! Sono sicura che la differenza stia nel lasciare piangere senza fare nulla, senza essere presente fisicamente ed il mettere in atto per risolvere la crisi, tutto quello che possiamo. tenendo conto che non è facile nenache pensare, in un momento così difficile e ” tensiogeno”, come durante il pianto del nostro bèbè . Anche noi strada facendo, nel difficile percorso genitoriale di conoscenza dei nostri piccoli, impariamo l’ unica strategia veramente efficace alla radice: ” la prevenzione “. Spunti interessanti si possono leggere nei post di ” mamme all’ opera” sul sonno e sulle coliche gassose: Buon proseguimento a te ed al tuo piccolo bèbè!