Il coso e la cosa

nina camelia“ Un essere desideroso di esprimersi ha bisogno di un maestro che gli insegni chiaramente le parole. Possono i familiari agire come maestri? Abitualmente noi non aiutiamo il bambino, non facciamo che ripetere il suo balbettio e se egli non avesse un maestro interiore non imparerebbe nulla. Questo maestro lo spinge verso gli adulti che parlano tra loro e non si rivolgono a lui. Lo spinge ad impadronirsi del linguaggio con quell’esattezza che noi non gli offriamo. Eppure a un anno di età il bambino potrebbe trovare, come nelle nostre scuole, persone intelligenti che gli parlano intelligentemente.”

Maria Montessori, La mente del bambino, Ed. Garzanti 2010

Parlare. Parlare. Parlare. Con chiarezza, calma e usando termini autentici. Fin dall’inizio della vita parlare ai bambini il più sovente possibile è ciò che di meglio possiamo fare. Ogni cosa ha un proprio nome specifico che noi adulti conosciamo e il bambino no. Ogni volta che diciamo “Vuoi questo?” “ prendiamo quello?” dovremmo cercare di nominare con esattezza ciò a cui ci rivolgiamo. “Vuoi questa palla gialla?” “Ti va di assaggiare questa crema di zucchine?”. Anche quando compiamo delle azioni approfittiamone per parlare al bambino. Spesso con i neonati non è semplice trovare di che parlare, una buona strategia è la narrazione di ciò che sta accadendo (vedi il post: “Cucciolo: ecco il programma!” del 21 novembre).

Quando il nostro cucciolo inizia ad indicare ogni oggetto che cade sotto il suo sguardo (di solito intorno all’anno d’età) il miglior aiuto che possiamo offrirgli è nominarlo con lentezza, chiarezza utilizzando termini scientifici. Il primo interesse del bambino che sta costruendo il linguaggio è per i sostantivi (primi termini che utilizzerà) ed è proprio su questi che dobbiamo concentrarci anche noi. Quando il bimbo indica un cane mentre siamo a passeggio diciamo: “Cane!” poi possiamo aggiungere alcuni dettagli: “ Cane! il cane abbaia” oppure “Cane! vedi il suo padrone che lo porta al guinzaglio?”.

Questi sono solo esempi ovviamente, ma quello che voglio dire è che le informazioni che offriamo devo essere poche e chiare in modo che il messaggio recepito dal bambino sia semplice e comprensibile e “immagazzinabile” nella sua interezza. Scegliere di concentrarsi su una caratteristica di ciò che insieme al bambino stiamo osservando è una buona strategia.

Ad esempio: Il nostro bambino è astratto da una piccola piantina nel vaso. Cerca di toccarla. Noi potremmo dire: “Basilico. Questo è basilico, vuoi odorare?”oppure. “Il basilico è una pianta aromatica. Possiamo usarla in cucina per insaporire il cibo”.

Il numero delle informazioni che offriamo deve crescere con il bambino e con la sua capacità di concentrarsi. All’inizio scegliamo se dare notizie sul colore, sul gusto, sull’aspetto, sulla provenienza, su un aneddoto, ecc.

Esempi:

“il basilico è verde. Sia le sue foglie che il suo gambo sono verdi”

“il basilico cresce grazie all’acqua e al sole e alla terra”

“il basilico è molto buono con il pomodoro”

ecc..

Posso aggiungere informazioni quando capisco che il bimbo ne ha bisogno. Quando percepisco che mi sta ascoltando e sta assorbendo.

L’adulto non deve temere di utilizzare parole scientifiche credendole “difficili” perchè tali non sono! La mente del bambino è una spugna che assorbe ciò che l’ambiente gli offre. Più saremo specifici, dettagliati e attenti nel linguaggio maggiormente lo sarà il bambino quando inizierà a parlare. Semplificare il linguaggio per i bambini significa impoverirlo e inoltre vuol dire costringere il bambino a fare un lavoro inutile di “traduzione” dal linguaggio a lui riservato al linguaggio condiviso dal mondo dell’adulto. Ciò che dobbiamo tenere a mente è che ciò circonda il bimbo piccolo non ha ancora un nome e pertanto scoprire che il quadrupede peloso con coda e orecchie è “cane” e non “bau” e che quella cosa profumata con tante foglie e fiori è una camelia e non semplicemente “pianta” è una gran fortuna!!

Per approfondire il tema dell’importanza di parlare ai bambini fin dalla nascita vi consiglio: “Naturalmente intelligenti” John Medina, Bollati Boringhieri, 2011

5 risposte a "Il coso e la cosa"

  1. Quanto sono vere le tue parole!
    Spesso, a volte anche involontariamente, semplifichiamo il nostro linguaggio quando parliamo con i bambini credendo che sia la cosa migliore per loro. Naturalmente non c’è niente di più sbagliato.

    Ho scoperto da poco il tuo blog e mi piace tantissimo leggerlo. Sono mamma da poco e trovo interessanti -e gradevoli da leggere- le tue “dritte montessoriane” .

  2. Una strategia semplice ma non spontanea… a meno che a nostra volta non siamo stati abituati alla bellezza e alla comodità di un linguaggio ricco.
    Vale sempre la pena di cimentarsi, a qualunque età.
    Io ne vedo i risultati su una famiglia di amici – purtroppo un caso unico fra quelli a me noti – ed è uno spettacolo: i due bambini sono più sicuri di se stessi, in grado di relazionarsi anche con chi appare in tutta evidenza un adulto che fa un discorso da adulti; invece di allontanarsi. Hanno una curiosità ed una predisposizione a indagare oggetti, ma anche concetti astratti che “contagia”: non è solo entusiasmo, è sveltezza di mente.
    L’unico problema? Cominciata la scuola (statale), si trovano immersi in un ambiente e in una modalità di insegnamento noiosi ed incapaci di stimolarli.

  3. Per fortuna a mio figlio parlo con i termini proprio delle cose. “Il cane” ‘il gatto” ecc…ma su alcune cose mi viene di istinto chiamarle in ub altro modo “mangiamo la pappa?’ Ad esempio. Devo correggermi su questo.

  4. cosa ne pensi dell’uso di più lingue in casa? Io sono poliglotte e tendo spesso a ripetere la stessa frase in più lingue, e lo stesso fanno le zie del bambino, così come spesso tra di noi parliamo in lingue diverse davanti a lui.
    Lui ha 18 mesi ed ancora non parla, dice parole inventate a modo suo e spesso gli rispondiamo dicendo “che cosa vuol dire xxx? cosa significa?”, da una parte non vorrei creare confusione, ma dall’altra vorrei fargli percepire come è naturale parlare più lingue.

    • Ciao! che i bimbi siano esposti a più lingue è certamente una ricchezza che non va sprecata! ciascun adulto che sta in contatto con i bimbi dovrebbe rivolgersi loro usando esclusivamente la propria lingua materna! non farei invece traduzioni, quelle rischiano di confondere. il lavoro di traduzione, ovvero di associazione di un termine ad un oggetto (o più termini al medesimo oggetto) lo farà in autonomia.
      Un caro saluto

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